L’intelligenza artificiale segnerà la fine dei copywriter?
Nel corso della storia, tanti lavori sono diventati obsoleti e adesso sono marginali o addirittura sono spariti. Un tempo esisteva la figura del venditore di ghiaccio che girava di casa in casa. Oggi, visto che che in quasi ogni casa ci sono un frigorifero e un freezer, nessuno fa più questo tipo di lavoro .
Qualche giorno fa su Instagram ho visto un video intitolato più o meno “10 lavori che tra qualche anno non ci saranno più”. Naturalmente, queste previsioni lasciano il tempo che trovano. Tuttavia, è significativo il fatto che nonostante l’arrivo dell’intelligenza artificiale (già da qualche anno, per la verità), non ci fosse quello del copywriter.
Infatti, la risposta alla domanda iniziale secondo noi è “No”. Almeno per adesso. E non solo secondo noi. Ad esempio, per Giorgio Taverniti.
Infatti, molte aziende preferiscono ancora a rivolgersi a dei copywriter umani. Perché? Sebbene l’intelligenza artificiale scriva i testi in tempi molto più brevi rispetto a una persona, la qualità lascia un po’ a desiderare. Da una parte perché dal punto di vista della scrittura lo stile è un po’ meccanico e innaturale e si perde l’unicità che solo una persona vera sa dare. Dall’altra, anche per quanto riguarda i contenuti i prodotti dall’intelligenza artificiali rischiano di essere poco esaustivi.
Adesso, alcune domande e alcune risposte.
L’intelligenza artificiale è inutile? No. Innanzitutto, è interessante che si possa indicare la tipologia di articolo. La seconda cosa da sottolineare è che la si può utilizzare per estrarre i dati e per fare grafici ed riassunti.
L’intelligenza artificiale è nemica dei copywriter?
No. E a questo proposito, un movimento neoluddista ci sembrerebbe inopportuno e anche un po’ anacronistico. Non solo: chi scrive per professione deve imparare a utilizzare questo strumento perché gli può semplificare e velocizzare il lavoro. Ma l’intervento di una persona è comunque necessario.
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